E’ tempo di manovra finanziaria che si annuncia particolarmente importante e dolorosa.
Per fortuna nella programmazione del nostro piccolo budget familiare o personale siamo un po’ più efficienti dello Stato e quindi non siamo costretti ogni anno a tagli radicali e improvvisi. Invece lo Stato programma e gestisce con più difficoltà e soprattutto dispone di somme superiori e quindi ogni anno aggiusta un po’ il tiro e ci impone sacrifici e prelievi, anche iniqui talvolta.
Appare quasi certo che una delle misure che verrà introdotta è la tassazione con un’aliquota unica delle rendite finanziarie pari al 20%.
Attualmente la tassazione delle rendite finanziarie è differenziata e prevede:
- una tassazione del 27% sui rendimenti delle giacenze su c/c,
- una tassazione del 12,50% sui capital gain o i proventi derivanti dall’investimento in azioni, fondi, pronti contro termine, obbligazioni, titoli di Stato.
Da tale riforma dovrebbero rimanere esenti i titoli di Stato, la cui tassazione rimarrebbe alterata al 12,50% e i fondi pensione per cui la tassazione è all’11%.
Quali sono le conseguenze di tali misure?
In realtà, vi sono delle conseguenze positive per i conti di deposito attualmente tassati al 27% che quindi vedrebbero aumentare il loro appeal. Ne risulteranno invece penalizzati i mercati borsistici, già asfittici e i prodotti finanziari di banche e finanziarie.
Lo Stato invece, non potendo permettersi di perdere preziose risorse in qualche modo darà un vantaggio competitivo al proprio debito che avrà una tassazione ridotta rispetto ad altre forme di investimento.
Cosa fare?
In realtà in questo momento aspettiamo vigili per capire quali siano i contenuti finali della manovra, che non potrà che essere condizionata anche dalla condizione di speculazione e tensione che attualmente riguarda il nostro paese.
PIU' TASSE SUI TUOI RISPARMI? NO, GRAZIE.
Raddoppiare la tassazione sugli inflazionatissimi risparmi di famiglie, lavoratori e anziani è un furto, roba da tiranni e predoni. Non lo fecero Prodi e Visco, e oggi lo fanno Berlusconi e Tremonti, proprio loro che promettevano di difendere i risparmiatori?
Sarebbe il piu' pesante autogol elettorale del centrodestra, peggiore anche di quello del nucleare.
BERLUSCONI SI SUICIDERA’ POLITICAMENTE AUMENTANDO LE TASSE SUI RISPARMI?
“Il problema ora comunque è di Berlusconi. La richiesta: aumentare le tasse sul risparmio degli italiani per abbassare le tasse a commercianti e imprese. Commercianti e industriali non hanno molti problemi a chiedere più tasse sul risparmio delle persone: il regime fiscale aziendale detto PEX e la possibilità di creare holding in paradisi fiscali consente loro ampio margine di manovra: i grandi patrimoni e tesoretti degli imprenditori non pagano quasi nulla allo stato italiano. La tassazione del 12,5% imputabile alle persone fisiche è quella che invece le persone comuni pagano. Ed è questa che a gran voce si chiede di alzare: più tasse su azioni, titoli di stato, fondi; ma si badi bene più tasse solo sulle attività finanziarie dei singoli individui; non sulle società o su scatole finanziarie. Anche i sindacati partecipano volentieri al banchetto. Tasse più alte sul risparmio delle famiglie significano maggiori vantaggi fiscali per i loro fondi pensione il cui mercato è appunto quello incentrato sulle persone fisiche. E sappiamo quanto i sindacalisti tengano alle loro attività scarsamente controllate e generanti poltrone e prebende per i dirigenti sindacali stessi.
Così Berlusconi è circondato e deve scegliere.
O tradire il suo elettorato e il ceto medio, o subire l'opposizione delle corporazioni.
O disattendere le sue promesse elettorali di proteggere il risparmio degli italiani, o patire la guerriglia di sindacati, caste e lobby.
Marcegaglia e soci stanno dando una pistola al premier e gli stanno chiedendo di suicidarsi con buona grazia e per il bene di "tutti". O altrimenti sarà peggio per lui. “ (da http://www.agoravox.it)
questa poi…Imposta di bollo sulle transazioni finanziarieArriva l'imposta di bollo, nella misura dello 0,15%, sulle transazioni finanziarie. Il Titolo V della bozza della manovra con le Disposizioni in materia di entrate stabilisce che le operazioni «concluse per il tramite di banche o imprese d'investimento sono soggette all'imposta di bollo». Sono esclusi i titoli di Stato. «L'imposta – si legge – é determinata applicando l'aliquota dell'1,5 per mille sul valore delle transazioni».In rivolta il mondo del trading on lineLa novità ha subito scatenato la rivolta del popolo del trading on line e lo sconcerto dei vertici delle Sim attive nel settore, che paventano la scomparsa dell'attività. «Si distrugge il mercato finanziario italiano – dice a Radiocor Massimo Segre, presidente di Directa Sim – con misure non coordinate in Europa, il rischio é che l'attività si sposti all'estero».«Siamo rimasti allibiti – osserva Gian Luca Bolengo, direttore generale di Intermonte – Critichiamo l'imposta, ma la misura va al di là del bene e del male: é pesantissima». Sui blog degli operatori on line é esploso subito il malcontento: la tassa rende molto oneroso il trading, che si basa su margini anche piccoli e costi minimi. Il nuovo fissato bollato dello 0,15% é infatti un multiplo dei costi di transazione che anche per i piccoli investitori si aggirano sullo 0,02 per cento. L'imposta di bollo sulle transazioni era stata abolita il primo gennaio 1998, quando era dello 0,14% ma le commissioni erano intorno allo 0,35 per cento.