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Lavorare all’estero |
Si sente sempre parlare dei nostri giovani che sono costretti ad andare all’estero a lavorare.
Io non sono qui a deplorare le mancate opportunità offerte dal nostro Paese, ma ad offrirti qualche consiglio pratico in un’ottica positiva, non di piagnisteo.
Eh si perché andare a lavorare all’estero è in primo luogo un’opportunità di conoscere posti nuovi, differenti culture e offre maggiori stimoli e in alcuni campi anche tante occasioni che da noi, per mille motivi, non esistono.
Ma cosa comporta e come si fa ad andare a lavorare all’estero.
Anche qui esistono diversi approcci e non c’è necessariamente un approccio giusto o sbagliato.
Partiamo da quello più tipico, lo definirei quello dell‘avventuriero o dell’innamorato: ossia di colui che si innamora di un Paese e si convince che li tutto sia perfetto, si guadagni di più tutti, la vita sia più facile…
Ovviamente esistono Paesi in cui si sta meglio, ma questo approccio è un po’ troppo istintivo. Qui ci si convince che all’estero si stia meglio, si fa un biglietto e si parte. Poi ci si trova a Londra, a Barcellona o in Australia senza soldi per pagare l’affitto perché si guadagna meno di quanto serve per vivere.
E’ un approccio che va bene da giovani e per periodi brevi, anche se in alcuni casi funziona lo stesso e porta a buoni risultati.
Il secondo caso è quello di chi viene mandato all’estero dall’azienda per cui lavora: l’obbligato.
Qui non parliamo di una scelta voluta, ma di una grande opportunità riservata spesso a pochi a cui è concesso di andare in una filiale estera magari per svilupparla o diffondere la cultura aziendale.
Un’occasione da non farsi sfuggire anche se in molti casi il posto in cui si viene spediti non è il paradiso terrestre o magari le fasi della vista mal si conciliano con una ricollocazione.
Che dire un sacrificio che nella maggior parte dei casi viene ripagato molto bene. Quindi cerca, nel caso fossi in questa situazione, di guidarla ma di non rifiutarla perché potresti poi pentirti.
Infine abbiamo colui che con attenzione seleziona il giusto Paese che fa al caso suo e ci va con la consapevolezza che in quel posto le sue capacità potranno essere valutate meglio o potrà crescere e apprendere competenze uniche; lo chiamerei l’approccio studiato.
Ovviamente questo è quello che preferisco perché prima di partire e andare all’estero, se vuoi farlo, dovresti capire se in quel Paese c’è bisogno di te, se puoi professionalizzarti meglio che in Italia, se hai delle reali opportunità. Non dico che dovresti arrivare già con un lavoro, ma oggi con le potenzialità del Web puoi certamente cercare posti di lavoro anche da remoto, puoi verificare quali siano le figure che mancano nel Paese, qual è il livello salariale, quali sono i requisiti minimi richiesti.
La preparazione alla partenza può richiedere anche un tempo lungo, ma una volta partito arriverai nel posto che hai desiderato con le carte giuste per emergere e per poi tornare eventualmente indietro con qualcosa in più rispetto a chi è rimasto.
Ma ha ancora senso parlare di estero?
Si, ma forse solo per paesi lontani e mal collegati.
Oggi lavorare a Milano o Londra per un ragazzo nato in un piccolo paese della provincia non fa differenza. E’ sempre uno sradicamento dal proprio territorio, ma facilmente si raggiunge casa nel fine settimana.
Ovvio è diverso se lavori a New York o in Cina o a Dubai.
In generale oggi è sempre più vero che il mondo si è rimpicciolito ed è tutto più connesso e alla portata di mano o di click. Talvolta non serve nemmeno trasferirsi per lavorare attivamente in un paese estero.
Ma vale la pena andare all’estero?
Si e il tuo Paese non sta perdendo nessuna opportunità, ma tu ne stai guadagnando una importantissima. Puoi crescere più rapidamente in un ambiente più ostile e competitivo o semplicemente più competente.
Non esiste la fuga dei cervelli, esiste solo chi si alza al mattino e ha più ambizione degli altri e magari qualche raccomandazione in meno. Se non riesci a realizzarti dove abiti devi partire.
Quando e se tornerai avrai sicuramente una marcia in più avrai visto cose che qui ancora si sognano, avrai un approccio più globale e meno locale. Saprai una lingua in più e avrai assimilato una nuova cultura.
Quindi vale la pena, ma è necessario farlo come scelta razionale e pianificata, senza improvvisazione.
Quali risorse per documentarsi prima di partire?
Ci sono davvero tanti siti dedicati all’idea di mollare tutto e andare all’estero.
Ma partono da una filosofia diversa dalla mia. Io non penso che in Italia si stia male, ma che valga sempre la pena invece cercare qualcosa di meglio che sia in Italia o all’estero.
Quindi vi consiglio di leggere la sconfinata letteratura di chi si è trasferito in isole tropicali o altro, ma anche di visitare i classici siti professionali e dedicati alla ricerca di lavoro come Monster, Linkedin, Efinancialcareers, Indeed.
Se invece volete informazioni sui vari paesi, un buon punto di partenza è il sito della Farnesina dedicato ai viaggi, dove troverete info sul Paese, sui visti e i contatti delle ambasciate che vi consiglio di visitare prima di partire e una volta arrivati nel Paese di destinazione.
Infine troverete sicuramente online siti, gruppi, forum di connazionali già all’estero che vi potranno aiutare con le prime esigenze.
Se sei già partito o stai pensando di farlo, ti va di raccontarci cosa stai facendo e dove vuoi andare?
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