Se sei interessato al mondo del P2P Lending, sicuramente, ti sarai chiesto quanto incida o possa incidere la componente fiscale nelle tue scelte d’investimento.
In questo articolo scoprirai quali tasse si debbano pagare su questi investimenti, se ci siano differenze tra le varie piattaforme e come pagare le tasse sul P2P lending.

Se non hai una idea chiara di cosa sia il social lending, puoi leggere la guida sul P2P lending aggiornata regolarmente.
Devo dire che per molto tempo c’è stata una certa incertezza sulle tasse da pagare sul P2P lending.
Come per tutte le novità, non era chiaro come tassare questo investimento.
Ovviamente il legislatore è intervenuto.
Per le piattaforme italiane o gli investimenti in Italia vi è ora una normativa chiara e l’investitore non ha dubbi.
Per le piattaforme estere l’attuale normativa non è definita, ma la mia interpretazione, suffragata da un recente parere dell’Agenzia delle Entrate, è abbastanza definita e penalizzante soprattutto per chi ha redditi alti.
Perché lo Stato si sa è (abbastanza) esoso.
Ma andiamo nel dettaglio e vediamo come funzionano le tasse sul P2P Lending distinguendo tra investimenti in Italia e all’estero.
In questo articolo
Quali sono le tasse applicabili alle piattaforme italiane di P2P lending?
Dal 1 gennaio 2018, gli investimenti in P2P lending, promossi da soggetti italiani, sono tassati con una tassazione alla fonte pari al 26% da applicarsi sugli interessi maturati.
La normativa dice infatti che:
i proventi derivanti da prestiti erogati per il tramite di piattaforme di prestiti per soggetti finanziatori non professionali (piattaforme di Peer to Peer Lending), sono tassati al 26%. Questo purché tali piattaforme siano gestite da società autorizzate da Banca d’Italia in quanto finanziarie ex art. 106 TUB e/o da istituti di pagamento rientranti nell’ambito di applicazione dell’articolo 114 del medesimo testo unico di cui al decreto legislativo n. 385 del 1993″
Non dovrai quindi fare niente e riceverai gli interessi già al netto delle trattenute a patto sempre che si tratti di piattaforme autorizzate da Banca d’Italia.
In alcuni casi, anche per talune piattaforme estere (e.g. October), sui progetti italiani, viene effettuata una trattenuta alla fonte del 26%.
Quali sono le tasse da applicare alle piattaforme estere di P2P lending?
Devo dire che su questo tema nei forum, sui gruppi Telegram (iscriviti al gruppo di Comediventarericco) e i canali Youtube ho trovato svariate interpretazioni, a volte realizzate con esperti fiscalisti e simili.
L’interpretazione di alcuni è quella che sia giusto pagare anche in questo caso il 26%, in sede di dichiarazione dei redditi.
Il ragionamento non sembrerebbe sbagliato; infatti non si capisce perché ci dovrebbe essere una differenza di trattamento tra investimenti su piattaforme estere e italiane.
Tuttavia la normativa non prevede affatto questo, perché l’aliquota del 26% si applica per ora alle sole piattaforme gestite da società iscritte all’albo degli istituti di pagamento ex art 106 e 114 del TUB.
Ne consegue che, per le restanti situazioni, i redditi derivanti da peer to peer lending debbano essere tassati secondo l’aliquota marginale IRPEF e dichiarati in sede di dichiarazione annuale dei redditi.
Del resto era questa la situazione anche sulle piattaforme italiane, prima del 2018.
Ti ricordo infine che le tasse vanno pagate annualmente e non solo quando si ritirano i soldi dalla piattaforma.
Parere Agenzia delle Entrate
Per chi non ne fosse convinto vi è anche il parere dell’Agenzia dell’Entrate espresso in un recente interpello in cui afferma che:
Con riferimento agli investimenti effettuati su piattaforme di P2P Lending gestite da società estere non rientranti tra i soggetti di cui alla citata lettera d-bis), si ritengono applicabili le disposizioni contenute nell’articolo 44, comma 1, lettera a), del Tuir, secondo cui sono redditi di capitale “gli interessi e altri proventi derivanti da mutui, depositi e conti correnti” dal momento che l’esercizio dell’attività di finanziamento attraverso le piattaforme di P2P Lending risulta riconducibile, in generale, al contratto di mutuo così come definito dall’articolo 1813 del codice civile.
Ne consegue, pertanto, che si è tenuti ad indicare nella dichiarazione annuale dei redditi i proventi derivanti dagli investimenti di P2P Lending effettuati sulla Piattaforma indicata (Mintos) al fine di farli concorrere alla formazione del reddito complessivo da assoggettare all’Imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF)”
Questo interpello risponde anche alla necessità o meno di pagare l’IVAFE (imposta sul valore delle attività finanziarie estere) rispondendo positivamente.
L’IVAFE è un’imposta patrimoniale pari al 2 per mille sugli investimenti detenuti all’estero.
Per il calcolo si fa riferimento al valore dei prodotti finanziari.
Esso è costituito dal valore di mercato, rilevato al termine di ciascun anno solare nel luogo in cui le stesse sono detenute.
Se al 31 dicembre le attività non sono più possedute, si fa riferimento al valore di mercato rilevato al termine del periodo di possesso.
Ovviamente gli interpelli non hanno un valore assoluto, ma valgono solo per chi h posto l’interpello stesso.
L’interpretazione data dall’Agenzia è tuttavia condivisibile, vista l’attuale legislazione.
A quanto ammontano le tasse secondo l’aliquota marginale IRPEF?
La tassazione sui redditi in Italia funziona a scaglioni progressivi.
Questo consente di raggiungere un certo effetto redistributivo e di progressività del prelievo.
Nel nostro caso specifico, permette a chi ha redditi molto bassi e inferiori ai 15.000 di pagare una tassazione del 23% sui proventi del P2P lending.
Per chi come me ha un reddito, almeno nel 2019, superiore ai 75.000 Euro, porta ad una tassazione del 43%.
Reddito imponibile | Aliquota | Imposta dovuta sui redditi |
fino a 15.000 euro | 23% | 23% del reddito |
da 15.001 fino a 28.000 euro | 27% | 27% sulla parte eccedente i 15.000,00 euro |
da 28.001 fino a 55.000 euro | 38% | 38% sulla parte eccedente i 28.000,00 euro |
da 55.001 fino a 75.000 euro | 41% | 41% sulla parte eccedente i 55.000,00 euro |
oltre 75.000 euro | 43% | 43% sulla parte eccedente i 75.000,00 euro |
Io lo trovo, nel mio caso, estremamente penalizzante e penso che, per molti, questa interpretazione non sia la migliore possibile.
Ma è l’unica possibile (almeno secondo me) al momento.
Quali sono gli effetti delle tasse sul P2P Lending sulle scelte di investimento?
Le tasse sugli investimenti in piattaforme estere, fino a nuovi cambiamenti, risultano quindi per alcuni molto alte.
Per altri invece potrebbero essere invece addirittura più basse di quelle applicabili ad altre forme di investimento.
In qualunque caso, vanno considerate nell’investimento perché vanno ad influenzare il risultato netto.
Ovviamente investendo in questi strumenti vai ad esporti a rischi molto alti.
Se guadagni più di 28.000 devi porti una domanda:
Vale la pena investire in piattaforme di P2P estere se il rendimento lordo poi deve essere decurtato del 40%?
La risposta è che devi ponderare attentamente i tuoi investimenti.
Dovrai verificare se le piattaforme italiane che danno rendimenti più bassi, ma tassati al 26%, alla fine espongano a rischi inferiori.
Se invece la tua aliquota è pari al 23%, le piattaforme estere risulteranno più competitive anche in termini di tassazione.
In questo caso, la dinamica fiscale non avrà un particolare impatto sulle tue scelte.
Conclusioni
Come al solito, in Italia, ci pensa il legislatore a rendere sconveniente qualunque investimento.
Ti vogliono spremere come un limone e appropriarsi dei tuoi risparmi.
Almeno questo è il risultato.
Questo soprattutto se sei un lavoratore dipendente che dichiara fino all’ultimo centesimo.
Tuttavia non serve a nulla lamentarti.
Aspettando che la legge cambi o le piattaforme trovino qualche stratagemma per pagare meno, devi osservare la normativa e adattarti alla stessa.
Dovrai considerare questa situazione nel calcolo dei tuoi rendimenti e comprendere che per quanto redditizie le piattaforme estere non sono esentasse.
Anzi nel mio caso sono davvero sconvenienti in termini fiscali.
Ne terrò sempre più conto nelle future scelte e penso che in futuro tornerò a considerare con maggiore attenzione le nuove piattaforme italiane (sperando in nuove iniziative!).
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