Ogni anno Statista in collaborazione con il Financial Times pubblica una classifica delle 1.000 imprese a più alto tasso di crescita in Europa. L’analisi prende in considerazione la crescita dei ricavi degli ultimi 4 anni delle aziende europee più dinamiche e mostra dati, udite udite, più che confortanti per il nostro Paese. In questo articolo ripercorro quindi questa classifica con le mie personali considerazioni.

Siamo abituati a sentire parlare di chiusure, fallimenti, imprenditori schiacciati dal peso delle tasse e dalla burocrazia, ma guardando alla classifica delle 1.000 imprese a più alto tasso di crescita d’Europa nel periodo 2018-2021 troviamo un dato davvero incoraggiante.
Il Paese con più imprese rappresentate è proprio l’Italia con 260 imprese, quindi più di un quarto del campione.
Alle sue spalle la Germania con 217 imprese e UK con 155.
Tra le città europee la città più rappresentata è Londra (83 aziende), seguita da Parigi (34) e Milano (33).
Insomma in Italia nascono e crescono imprese che hanno un tasso di crescita annuale di almeno il 36,2%.
Anche in un periodo, come quello che va dal 2018 al 2021, caratterizzato dalla pandemia e dal rallentamento per tanti business, ci sono imprese e settori che si sono avvantaggiati.
Prima di procedere nel vedere alcuni settori e business che hanno avuto crescite interessanti, vediamo i criteri per l’ammissione alla classifica:
- Ricavi di almeno 100.000 nel 2018 e di almeno 1,5 Milioni nel 2021;
- Aziende indipendenti (non parte di gruppi);
- Crescita organica;
- In caso di azienda quotata, perdita in Borsa massima del 75%.
Tutte queste imprese rappresentano casi di successo.
Anche se non è detto che abbiano un business sostenibile, è pur certo che la crescita è quasi sempre un ingrediente fondamentale per raggiungere l’obiettivo principe di ogni impresa di perdurare nel tempo.
La crescita è sicuramente positiva perché permette a un’impresa di accrescere il proprio vantaggio competitivo, grazie agli investimenti, l’esplorazione di nuovi segmenti di mercato e l’attrazione di talenti.
Porta con sé anche degli aspetti critici perché crescere significa anche uscire dalla propria zona di comfort ed esplorare nuovi mercati con nuovi ed agguerriti competitor.
Significa esporsi a qualche rischio e ovviamente accrescere il livello di complessità con cui ci si confronta.
In aggiunta per crescere è necessario finanziare la crescita e una crescita troppo irruente può portare a squilibri finanziari, problemi di cassa e ad un eccessivo indebitamento in caso di business non ancora profittevoli o che bruciano cassa.
Non è quindi infrequente che a fallire siano imprese ad alti tassi di crescita accompagnati da un veloce assorbimento di cassa.
Ma veniamo a noi e vediamo quali sono le imprese che hanno raccolto la mia curiosità dalla lista.
In questo articolo
WeCo
WeCo, produttore di batterie al litio per l’accumulo fotovoltaico, mi ha incuriosito per essere la prima delle italiane e l’unica nella Top5.
Sicuramente avrà sfruttato il trend della transizione green e considerate che il suo fatturato è passato dai 400.000 Euro del 2018 ai 63 milioni del 2021.
Ma il dato ancora più interessante sono i 210 milioni di euro del 2022. La vedremo probabilmente ancora in buona posizione nella classifica del prossimo anno.
Mi colpisce anche il numero di dipendenti, da 2 del 2018 a soli 12 nel 2021.
A quanto pare le batterie vengono prodotte in Cina con un evidente rischio legato all’approvvigionamento da questo Paese.
In ogni caso il tema dell’energia e della transizione verso le fonti rinnovabili ricorre nella classifica.
Ci sono infatti altre aziende del settore come Silla Industries che produce colonnine, Tate che realizza impianti, Infinity Hub che supporta anche finanziariamente progetti di efficentamento energetico, Ecotek che analogamente è attiva nella realizzazione e fornitura di impianti.
Dante Labs
Dante Genomics è un’azienda leader a livello mondiale nel campo della genomica e della medicina di precisione.
La missione dell’azienda è quella di sfruttare la tecnologia di sequenziamento dell’intero genoma e l’interpretazione delle varianti, in modo da permettere una migliore gestione delle malattie anche in ottica personalizzata e predittiva.
E’ attiva dal 2016, è stata fondata in Abruzzo all’Aquila.
E’ evidentemente un caso di successo essendo passata da 1,2 Milione a 52 Milioni nel 2021.
Questo è il classico esempio di come si possa fare ricerca anche in Italia se le risorse vengono indirizzate correttamente in un connubio tra Università e industria.
Non ho trovato altri esempi di aziende basate sulla ricerca ma sicuramente ci sono altri esempi virtuosi anche in Italia, ma ancora troppo pochi.
Mulan Group
Avete presente quei corner all’interno di vari supermercati con cibo cinese e soprattutto giapponese?
Dietro queste attività c’è Giada Zhang, imprenditrice cinese di seconda generazione che dalla sua Cremona sforna piatti pronti utilizzando ingredienti per lo più locali e puntando tutto su qualità e freschezza.
Mulan Group è ancora una piccola azienda che nel 2021 aveva raggiunto il traguardo di 9 Milioni.
Oggi nell’azienda hanno investito TIP (Tamburi Investment partner) e altri soci privati con l’pbiettivo di raggiungere i 50 milioni nel 2025.
Una crescita vertiginosa che tuttavia mi colpisce perché potrebbe essere replicata in mille altre nicchie dell’alimentare.
Si stanno modificando le abitudini alimentari, il delivery è ormai una realtà.
Vista la nostra tradizione potremmo esprimere una serie di start-up di successo in questo ambito.
E in effetti in classifica il food è ben rappresentato con addirittura due aziende Sarde Reparo, che produce formaggi e il Panificio Battacone che chiude la classifica del Financial Times e produce pane Carasau e non solo fatturando nel 2021 circa 4 Milioni di Euro.
Tra le aziende del food da segnalare anche Citrusmade che realizza oli essenziali, aromi, succhi e compound di frutta.
10 Milioni di fatturato realizzati partendo nel 2017 dalla Sicilia e dagli agrumi non sono per nulla male.
Treedom
Fatturare 12 Milioni piantando alberi in giro per il mondo favorendo la riforestazione e agricoltori locali, mi sembra un risultato quasi inimmaginabile.
Riuscire a costruire un business come quello di Treedom è davvero grandioso e quindi ho scelto questa tra le tante aziende che vendono prodotti online.
Treedom si sta espandendo sui mercati europei ed è un bell’esempio di economia sostenibile che rientra in ogni caso nella categoria e.commerce.
In questa categoria ci sono tantissimi operatori che complice anche la pandemia hanno visto schizzare i propri fatturati nel periodo 2018-2021.
Tantissimi ma potrebbero essere ancora di più.
Anche perché a meno di un’estrema specializzazione nell’e.commerce è fondamentale la crescita e la dimensione aziendale per competere globalmente.
Tra tutte le aziende di successo mi ha incuriosito Baroni che con un solo dipendente è passata da 150.000 del 2018 a quasi 4 Milioni del 2021.
Boolean
E’ evidente che, sempre di più, siamo di fronte a un disallineamento tra gli studenti che escono da un percorso di studi tradizionale e quanto richiesto invece dal mondo del lavoro.
Boolean si propone proprio di colmare questo gap e di formare programmatori e data analyst.
Attività simile in ambito formazione è quella di Aulab rivolta sempre al mondo dei programmatori.
Per permettere invece l’apprendimento dell’inglese è stata creata Fluentify, che rivolge i suoi servizi alle aziende, ma anche ai privati e offre percorsi d’apprendimento, ma anche la possibilità di dialogare con tutor.
Sicuramente ci sono tantissime possibilità da esplorare in questo ambito.
Il mondo del lavoro sta cambiando a una velocità per anni impensabile e richiede quindi alti investimenti in formazione.
Segnalo infine che in ambito IT ci sono tantissime aziende di software tra cui quelle che mi sembrano più interessanti sono quelle che offrono soluzioni di Business Intelligence e Analytics per la gestione delle informazioni e dei dati in azienda
Segnalo anche la catanese Flazio che permette di creare siti per piccoli business anche di e.commerce in pochi semplici passi.
Conclusioni
L’elenco del Financial Times dimostra il dinamismo delle imprese italiane che continuano a nascere, crescere e svilupparsi nonostante le difficoltà del nostro sistema economico.
In Italia sembra quindi che non sia impossibile fare impresa e nemmeno crescere.
A mio avviso quello che manca in molti casi è la scarsità di operatori professionali e finanziari in grado di supportare poi la crescita dell’imprese.
L’accesso ai fondi di Venture Capital e di Private Equity e allo stesso credito bancario sono un po’ meno diffusi che in altri Paesi.
Non parliamo poi della Borsa o delle operazioni di M&A.
A un certo punto questi strumenti diventano fondamentali per il reperimento di risorse e/o per accelerare la crescita o entrare in nuovi mercati.
In Italia, a mio avviso, non manca affatto l’imprenditorialità e le risorse culturali, ma sembrano un po’ mancare i capitali e la managerialità.
Se guardiamo alle dimensioni medie delle imprese e allo sviluppo lento, una volta raggiunte certe dimensioni comprendiamo quale sia la realtà.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi e in cosa ti ha colpito la classifica FT1000.
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