Va sempre di moda l’idea di Smettere di Lavorare e raggiungere una situazione Finanziaria, che ci permetta di non recarci tutti i giorni in quel posto di lavoro che odiamo con persone che non amiamo. In Italia per fortuna sono pochi coloro che inseguono o declamano questo obiettivo. Questa possibilità è più di moda negli Stati Uniti dove effettivamente gli stipendi più alti permettono di raggiungere (quasi) agevolmente questo traguardo. In questo post, vedremo però perché non è, secondo me, un obiettivo sano e auspicabile.

L’ altro giorno ascoltavo un podcast senza particolare attenzione.
Si parlava del divario creatosi tra Stati Uniti ed Europa in termini di salari e della possibilità per gli operai della General Motors di Detroit di guadagnare più di 100.000 Dollari all’anno.
Considerando un costo della vita un po’ più alto, ma non drammaticamente più alto, il commento era ovviamente tra il meravigliato e lo sbigottito.
Se poi consideriamo che a quanto pare gli stessi operai rivendicano il diritto di lavorare 4 giorni alla settimana, mentre da noi la discussione è sul salario minimo, capiamo che forse la vecchia Europa sta perdendo il passo.
Approfondendo la notizia si scopre che non è sempre vero quanto affermato e anche negli Stati Uniti non è tutto oro quello che luccica.
Ci sono anche li operai senza diritti e con paghe da fame che lavorano 10 ore al giorno, 7 giorni su 7.
Tuttavia è vero che ci sono una serie di dipendenti privilegiati con stipendi che, almeno in Italia (quasi) sempre possiamo solo sognare.
Basti pensare a tutti coloro che lavorano nella Bay Area dove apparentemente al vecchio ciclo delle big tech si affianca ora quello delle start-up legate all’intelligenza artificiale, che offrono paghe da sogno.
Questo permette una differente programmazione della propria vita e magari di alternare delle fasi di lavoro intenso con delle parentesi di maggior riposo.
Tuttavia è davvero possibile e auspicabile smettere di lavorare?
In questo articolo
Cosa significa Smettere di Lavorare?
Lavorare significa operare, impiegando le risorse fisiche o mentali, nell’esercizio di un mestiere, di una professione, di un’arte.
Comprendiamo subito come lavorare possa (quindi) riguardare diversi ambiti e che la fatica fisica o lo sforzo mentale siano al pari della produzione artistica o manuale.
Insomma, lavorare non significa necessariamente sudare e non contempla sempre la ricezione di un compenso.
Probabilmente basterebbe questo per scartare l’idea che sia davvero possibile smettere di lavorare.
Pochissime persone oziano o ambiscono ad oziare completamente tutto il giorno.
Pare in realtà che ci siano dei ragazzi che rientrano nella fascia di persone che non lavorano né studiano (NEET), ma per fortuna non mi sono mai imbattuto in questa categoria di persone.
Chi lavora e si riferisce all’obiettivo di smettere di lavorare insegue nella maggioranza dei casi semplicemente la liberazione da un capo o un’azienda che lo stressano e che lo pagano poco.
Bisognerebbe quindi chiamare le cose con il loro nome.
Non inseguiamo lo smettere di lavorare, ma la liberazione da una situazione stressante, noiosa o poco remunerativa.
Inseguire i propri sogni non significa smettere di lavorare.
Perché non è auspicabile Smettere di lavorare?
La nostra Costituzione sancisce il diritto e dovere di lavorare.
Ma non penso sia in primis questo che spinge le persone ad un lavoro o le fa desistere dallo smettere.
Mi pare infatti che in Italia nessuno senta davvero l’obbligo di lavorare per concorrere al progresso materiale o spirituale della società.
La motivazione principale della gran parte di noi che è quella economica.
E, per come la vedo io, per questo stesso motivo non è opportuno smettere di lavorare.
I soldi servono
Ho preso spunto da un articolo di Financial Samurai sull’addio al Pensionamento Anticipato che mi ha fatto riflettere sul perché non sia auspicabile smettere di lavorare.
Nell’articolo Sam, che è stato uno dei più attivi sostenitori del Movimento Fire, racconta di come si stia riaffacciando la mondo del lavoro dopo un periodo di Pensionamento anticipato in cui si è dedicato alla content creation.
Spinto dai costi per la scuola dei figli, ha compreso che sarebbe logico tornare ad una vita lavorativa più canonica.
Peraltro lui vive a San Francisco dove c’è un nuovo trend di investimenti in AI che sta portando nuova linfa all’economia e ai lavoratori.
Ma quali sono gli ostacoli di Sam nel dar seguito a questa iniziativa?
Ecco Sam si è reso conto di alcuni aspetti che forse aveva sottovalutato quando aveva deciso di intraprendere la scelta precedente.
Innanzitutto dobbiamo dire che il buon Sam non aveva mai smesso di lavorare, ma aveva semplicemente trasformato la sua carriera in ambito Finanziario in quella di creatore di contenuti e autore di successo.
Evidentemente questa carriera non è proficua e la soluzione è quella di tornare al mondo del lavoro tradizionale.
Questo soprattutto in relazione alle spese da affrontare per la scuola dei figli stimata in 1,5 Milioni di dollari (OMG).
Ora tornare ad un mondo tradizionale è molto più difficile, in virtù di un network che si è estremamente affievolito e soprattutto di un‘età avanzata.
Sam ha 46 anni (peraltro la mia età) ed è in una fascia di persone che le aziende identificano come in un range di persone avanti negli anni…
Anche a me piace ogni tanto fantasticare sulla possibilità di smettere di lavorare, scrivere magari un libro e viaggiare per il mondo.
Ma economicamente probabilmente significherebbe condannare me e la mia famiglia a una vita di rinuncie.
Ma non c’è solo l’aspetto economico.
Infatti molte persone potrebbero benissimo fare a meno del lavoro.
Bisogno di rilevanza
Forse non ce ne rendiamo conto, ma effettivamente molte persone che ci circondano non hanno bisogno di fare il lavoro che fanno e la vita che ne consegue.
Sembra sempre molto semplice la vita degli altri e di chi sta sopra di noi.
Tuttavia al crescere del ruolo e dello stipendio crescono anche le responsabilità e la criticità di alcune scelte.
Eh allora perché dovrei ambire a lavorare di più e a crescere nel ranking aziendale?
Addirittura perché dovrei rischiare il mio capitale trasformandomi in imprenditore?
Perché purtroppo abbiamo bisogno di sentirci apprezzati, considerati e in alcuni casi riveriti.
Lavorare significa anche entrare in un gioco di relazioni che ci permette di sentirci utili.
Non lavoriamo, nemmeno i medici nella gran parte dei casi, per migliorare la vita altrui o accrescere il benessere della comunità.
Ci rechiamo in ufficio, in ospedale o in fabbrica perché ci piace pensare di essere utili a qualcuno e ricevere gli applausi alla fine del concerto.
Ci piace che qualcuno riconosca i nostri risultati e ci convinca che siamo davvero utili e quasi indispensabili.
Essere il capitano di una squadra ci carica di orgoglio, senso di appartenenza.
Non lavorare significa al contrario concentrarsi su se stessi senza nessuno che riconosca la nostra scelta.
Insomma lavoriamo per sfamare il nostro ego.
Perché voglio lavorare?
Arrivati sino a qui probabilmente avrete compreso che, forse anche perché sono avanti con gli anni e ho già visto qualche angolo del mondo, ambisco a lavorare il più possibile nella mia vita.
Per me lavorare è connaturato alla mia esistenza e penso che questo messaggio vada diffuso il più possibile.
Smettere di lavorare non è un’opzione.
Non ti permette di sentirti utile e non ti dà l’opzione di reagire alle necessità della vita.
La vera opzione è quella di scegliere un lavoro che ci dà soddisfazione , in cui siamo bravi e in cui magari riusciamo a scegliere le migliori modalità di svolgimento.
Dobbiamo lottare per una paga giusta, condizioni flessibili, diversificare le fonti di entrata, scegliere un lavoro allineato con la nostra etica, ma non smettere di lavorare.
Mi ha sempre affascinato la finanza personale perché ti permette di ampliare le tue scelte.
Ipoteticamente nel percorso di arricchimento potremmo anche arrivare a smettere di lavorare, ma è giusto lasciare questa possibilità a quel momento della vita in cui ci mancheranno le forze o l’intelletto.
Un mondo senza lavoro toglierebbe rilevanza all’uomo spostandola sulle macchine o sul capitale.
E l’alternativa sarebbe poltrire davanti a una serie scritta da una intelligenza artificiale non certo viaggiare per il mondo, fare surf o scalare per diletto l’Everest o tutti gli 8.000.
Fammi sapere cosa ne pensi (so che forse non sei d’accordo al 100% con quanto scritto).
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