Con quel suo bel faccione da nerd e i boccoli da adolescente appena uscito dal college, il buon Sam Bankman-Fried (SBF) è riuscito a mettere in essere uno dei più grandi scandali finanziari di sempre in cui si mescolano le classiche storie di eccessi, inesperienza, appoggi politici e nemici giurati. Insomma i classici ingredienti per un bel film per cui pare siano già all’opera diversi registi e scrittori. Staremo a vedere, ma intanto sicuramente ci sono diverse persone interessate e coinvolte in prima persona nel crollo di FTX. E udite, udite una delle persone coinvolte potrei essere io. In questo articolo ti voglio raccontare come sono passato da avere qualche briciola di Bitcoin e qualche Ether, che ai massimi valevano circa 30.000 Euro, ad azzerare completamente il mio investimento in crypto….In un solo giorno

Se non ci credi puoi leggere il mio articolo di esattamente un anno fa in cui ti chiedevo cosa fare con i 30.000 accumulati negli anni in crypto.

Cosa ho fatto dopo quell’articolo?
Esattamente nulla.
Ho assistito dapprima al crollo del mercato e i miei 30.000 Euro si sono trasformati in circa 10.000 Euro.
Poi ho assistito al crollo di FTX, accorgendomi quasi per caso che a farci le spese non sarebbe stato solo qualche crypto-boy americano, ma proprio io.
Infatti cercando quali fossero le partecipazioni di FTX, che fino a ieri avevo quasi ignorato, ho capito che BlockFi è una delle tantissime aziende partecipate da FTX
E BlockFi, una volta che FTX ha annunciato il ricorso al Chapter11, ha subito bloccato i prelievi dai conti e si sta preparando a sua volta ad annunciare un analogo provvedimento.
Si ci sono cascato proprio io che predico sempre la prudenza e che non apprezzo per nulla la deriva che ha preso l’intero mercato delle criptovalute negli ultimi anni.
E probabilmente proprio questo è stato il mio maggiore errore.
Non essermi più interessato ad un mercato, che mi ha stancato perché popolato da tanti gioppini manovrati da exchange e simili.
Perché oggi a posteriori siamo tutti maestri a dire che la situazione era quantomeno sospetta e certe spese folli in sponsorizzazioni, influencer e finanziamenti avevano qualcosa di strano e nascondevano del marcio.
Operazioni sospette che ora stanno emergendo e che penso abbia dimensioni sicuramente più importanti.
Perché qui non è solo FTX ad avere esagerato, ma l’interò castello degli exchange e dei token che si reggeva su fondamenta quantomeno di argilla.
Si fondava sull’illusione di poter trovare un valore in qualcosa che valore non aveva e sulla possibilità che la distribuzione di presunta ricchezza sarebbe continuata all’infinito.
Ma andiamo per ordine.
In questo articolo
Cosa era FTX e cosa è successo?
FTX era un exchange di criptovalute, ossia un operatore che permetteva di comprare e vendere criptovalute addebitando agli utenti una fee per ogni transazione,.
Creato nel 2019 da Sam Bankman-Fried era arrivato a fatturare 89 milioni nel 2020 e ben 1,02 miliardi nel 2021 con un reddito operativo di circa 300 milioni.
Per darti un’idea nel 2021 Coinbase ha fatturato 7,4 miliardi con profitti di circa il 50%.
FTX permetteva anche di operare su futures e derivati e proprio per questo era molto apprezzato da trader e operatori istituzionali.
Aveva alle spalle un panel di investitori molto importante tra cui Sequoia che aveva investito circa 150 milioni di dollari nella società, ma anche il Fondo dei Pensionati dell’Ontario che aveva investito ben 95 milioni di dollari.
Piccole scommesse perse che probabilmente rientrano nella logica dei venture capitalist e di chi cerca di massimizzare i propri rendimenti.
Ma come può un exchange fallire?
Iniziamo col dire che FTX era però molto più di un exchange.
Era infatti un ecosistema di società crypto che si sorreggeva sulla fiducia nel mercato e sulla crescita delle quotazioni.
In particolare FTX aveva tre anime con forti legami tra loro.
C’era l’exchange FTX che probabilmente aveva anche un business profittevole, la società di trading Alameda Research che impiegava i capitali propri e di terzi per operazioni rivelatesi fallimentari e la unit di venture capital, che comprava partecipazioni in aziende del settore.
E spesso FTX si era posto come garante per il salvataggio di aziende decotte, tra cui per l’appunto vedremo BlockFi.
Il buon Sam Bankman-Fried sembrava un operatore legittimo proprio perché più volte si era posto come filantropo ed era apparentemente impegnato nella trasformazione di FTX in un operatore regolamentato.
Per questo stava collaborando con la SEC ed era apparentemente apprezzato dal mondo della finanza.
Meno dal mondo crypto e soprattutto da Binance e dal suo deus ex machina, CZ.
Binance era già uscita dal capitale di FTX e con un tweet del 6 novembre ha fatto saltare il castello di carte costruito da SBF, annunciando la vendita di tutti i suoi 23 milioni di FTT, il token di FTX, che ancora deteneva.
Vendendo i token FTT posseduti da Binance e facendone crollare il prezzo, CZ ha creato una corsa alla vendita di tutti gli FTT, una rapida discesa del prezzo del token e la corsa al prelievo da parte degli utenti della piattaforma FTX.
A un certo punto i soldi di FTX sono finiti e i prelievi sono stati bloccati.
Ma dove sono finiti i soldi degli utenti di FTX?
A quanto pare i soldi degli utenti di FTX venivano trasferiti ad Alameda Research che li utilizzava per investire e soprattutto li aveva impiegati per coprire alcune operazioni in perdita.
Alameda ha sicuramente sofferto di alcune perdite importanti sul mercato crypto avendo assunto una posizione long rivelatasi sbagliata e in particolare è rimasta invischiata nel crash di LUNA.
E i problemi di Alameda sono emersi abbastanza chiaramente quando Coindesk il 2 Novembre ha svelato che la componente principale dell’attivo del proprio bilancio erano miliardi detenuti in FTT.
Quindi fammi capire, FTX aveva prestato i soldi degli utenti ad Alameda, azienda il cui bilancio era sostenuto da token della stessa FTX…
Con la caduta del prezzo degli FTT e non solo, dati come garanzia a terzi, il bilancio di Alameda si è completamente sfaldato ed è emerso il buco creato.
Buco probabilmente amplificato anche grazie agli investimenti in altre società di Alameda.
Le dimensioni delle perdite non è ancora chiara e il sistema contabile di Alameda e FTX è ancora più opaco.
E uno degli investimenti di Alameda è proprio BlockFi.
Cosa c’entra BlockFi?
BlockFi è un operatore che permette agli utenti di depositare le proprie crypto e ottenere un rendimento.
Permette anche a persone e operatori istituzionali di ottenere un prestito in dollari dando a garanzia le proprie crypto che, come noto, sono un asset molto volatile.
A quanto pare BlockFi guadagna o dovrebbe guadagnare sia dalle operazioni di prestito, sia utilizzando le crypto dei propri utenti per investimenti di varia natura.
Anche in questo caso qualcosa è andato storto verso giugno di quest’anno mettendo a rischio i soldi di coloro che avevano depositato i propri soldi sulla piattaforma.
Si è creata infatti una voragine nei conti quando l’hedge fund Three Arrows Capital (10 miliardi di asset) non è stato in grado di ricostituire il margine sul proprio prestito, creando una perdita netta per BlockFi.
Proprio in questa occasione è arrivata la mano salvifica di SBF che ha dato una linea di credito a BlockFi con un’opzione d’acquisto sulla piattaforma.
Tutto sembrava risolto ma, a quanto pare, la caduta di FTX ha creato dei seri problemi per BlockFi.
Perché?
E’ venuta meno la liquidità garantita da FTX, ma immagino che i soldi degli utenti di BlockFi fossero anche stati dati in prestito ad Alameda che li utilizzava per le sue operazioni di trading.
Insomma probabilmente anche i miei soldi sono finiti nelle mani dei maghi di Alameda Research che li hanno bellamente persi.
Al momento BlockFi non ha ancora dichiarato bancarotta, ma è probabile che lo faccia presto e allora scopriremo (forse) che fine hanno fatto i miei soldi e quelli di altri investitori.
Cosa imparo da questa lezione?
Sicuramente non è facile ammettere di essere stato fregato da qualcuno e non è nemmeno bello perdere tanti soldi.
Onestamente però penso che, per quanto la storia di SBF sia avvincente e ci siano certamente degli elementi di truffa, sia difficile imputare tutte le responsabilità della mia disfatta a lui.
Il mio errore principale è stato quello di innamorarmi di un modello di business, quello di BlockFi, molto rischioso.
In aggiunta non sono stato in grado di accontentarmi almeno in parte del guadagno raggiunto con le crypto lo scorso anno.
Lo scorso Novembre avrei dovuto/potuto liquidare almeno in parte la mia posizione.
Lo avrei dovuto fare banalmente per mantenere entro una certa soglia il capitale investito in crypto, mercato deregolamentato e a rischio altissimo.
Ho scommesso invece su un asset volatile e ho per di più affidato i miei soldi ad una banda di lestofanti senza alcun controllo.
E anche quando per la prima volta a giugno il modello ha vacillato ed è intervenuto SBF a salvarmi non ho ritirato i miei soldi.
Coltivavo forse l’illusione di arricchirmi?
Forse si, mi piaceva crogiolarmi nell’idea che, grazie a un investimento quasi nullo potessi avere un domani un bel po’ di soldi.
Ma per fare questo ho affidato il mio capitale al Gatto e la Volpe sperando che piantando alcuni soldi nel terreno potesse nascere l’albero dei soldi.
Non è successo e sono cascato nuovamente (mi era già successo con il P2P Lending e le piattaforme baltiche) in un mercato non regolamentato e scarsamente trasparente.
Se vuoi il mio parere, non penso che FTX resterà un caso isolato e penso che la caduta delle crypto mieterà altre vittime.
Ma nel frattempo contabilizzo la mia perdita (circa 2.000 euro di investimento iniziale) e spero di aver appreso la lezione.
Perché in tutti gli scandali finanziari ci sono colpevoli e vittime, ma le vittime sono quantomeno persone che non sono in grado di valutare i rischi e vengono (talvolta) abbagliate dall’arricchimento facile.
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